L’ornitologo


– Il Settimanale, rubrica a cura di Fiorenzo Festi –

[…] Ornitologo? – pensai io – ma l’ornitologo è uno studioso, uno scienziato. Mi ero completamente sbagliato: non avevo di fronte un ricco sfaccendato playboy, ma uno zoologo, uno scienziato praticamente. «No, no, avvocato» disse lui. […]

Una ventina di anni fa, posò le sue elastiche terga su una sedia della mia sala riunioni un tale sulla trentina, portato da un commercialista brianzolo che mi conosceva per sentito dire. Alto, capelli biondi lisci portati alla Panatta, occhi di un azzurro vacuo, faccia da sciupafemmine. Con l’aria abbiente, ma di uno che non aveva lavorato un giorno in vita sua, mi fece venire in mente George Best: «I miei soldi? Donne e automobili, per il resto li ho sperperati».

Il tale veniva accusato dai suoi due fratelli di aver venduto, con una procura, le case del padre, facendo apparire un prezzo inferiore al reale e intascandosi la differenza.

Il caso volle che i due fratelli fossero assistiti da uno dei miei più cari amici: un avvocato milanese, oggi professore alla Statale di Milano. La nostra amicizia non ci impedì, ovviamente, di fare entrambi il meglio per i nostri rispettivi clienti, ma con la nostra consueta ironia. Io dipingevo il mio assistito come un frate francescano e lui, imitando il tono di voce e la parlata lumbard di Umberto Bossi, gracchiava:

«La cassa, Festi, tira foera la cassa …».

A parte questo, durante il primo incontro, lessi la missiva con le accuse dei fratelli e gli chiesi se avesse con sé la procura generale e i rogiti con le vendite degli immobili. Lui non aveva nulla, ovviamente, non aveva con sé nemmeno un borsello, ma il commercialista che lo accompagnava sì. Mi misi ad esaminare le carte, non perché pensassi di risolvere qualcosa lì per lì, ma per darmi un tono e per far vedere, prima di chiedere l’acconto, che mi stavo già dando fare.

Le compravendite erano state redatte per atto pubblico: «Repubblica Italiana. Davanti a me Notaio … sono personalmente comparsi: il Signor …, nato …, residente …, di professione Ornitologo».

Ornitologo? – pensai io – ma l’ornitologo è uno studioso, uno scienziato. Mi ero completamente sbagliato: non avevo di fronte un ricco sfaccendato playboy, ma uno zoologo, uno scienziato praticamente.

Cambiai subito atteggiamento. Prima lo stavo trattando con sufficienza e rivolgevo la parola esclusivamente al suo commercialista, che mi pareva l’unico in grado di sostenere un ragionamento un minimo complicato. Una volta saputo della sua professione, invece, gli parlai guardandolo in viso, con rispetto:

«Beh, complimenti, signor …, anzi, scusi, dottor …, l’ornitologo è decisamente una professione importante e originale».

«No, no, avvocato» disse lui.

«Non si schermisca non sono molti gli ornitologi. Pensi: lei è il primo che io abbia mai conosciuto in vita mia».

«No, no, intendevo dire che non faccio l’ornitologo».

«Come, non fa l’ornitologo? Ma c’è scritto nei rogiti!».

«Niente, niente … lasci perdere».

«Scusi se insisto, ma vorrei capire: si è sbagliato il notaio?».

«No, no, il notaio ha scritto giusto: sulla mia carta d’identità c’è effettivamente scritto: professione ornitologo».

«Scusi, ma com’è possibile? Lei sarà almeno un appassionato d’uccelli …».

«No, guardi, io di uccelli non so nulla. Ma lasciamo perdere, è una cosa assolutamente irrilevante».

Aveva ragione: la cosa sembrava non avere alcuna importanza ai fini della lite con i fratelli, ma siccome ero curioso, gli dissi che, essendo scritto negli atti notarili e poiché quegli atti notarili avrebbero potuto finire sul tavolo di un giudice, io dovevo sapere. Avrei poi deciso io se fosse rilevante o meno.

Il biondo, allora, con aria rassegnata, iniziò a raccontare:

«Un paio di anni fa, persi la carta di identità e mi recai all’anagrafe per chiederne una nuova. Allo sportello c’era una vecchia signora, brutta e dall’aria antipatica. Dopo avermi fatto compilare un po’ di moduli e avermi chiesto le foto-tessera, mi domandò: “Altezza?”. Io: “Uno e novanta”. E lei: “Uno e novanta? Ma figuriamoci: lei non è così alto, sarà … a occhio e croce … uno e ottantacinque”. “Scusi signora, ma ho trenta anni, lo saprò quanto sono alto”. “No, no, lei a uno e novanta non ci arriva: uno e ottantacinque è la sua altezza”. E così scrisse sulla carta. Poi mi chiese: “Colore degli occhi?”. E io, indicandomi le iridi con il dito indice: “Azzurri. Non si vede?”. Lei sollevò lo sguardo dal computer su cui stava scrivendo, sbatté gli occhi due o tre volte come per schiarirsi la vista, mi fissò e poi disse: “Macché azzurri. I suoi occhi sono grigi”. E io: “Signora, lei non può fare così: i miei occhi sono azzurri”. “No, no” disse lei riportando sguardo e dita sulla tastiera e digitando: G R I G I. Infine, mi rivolse l’ultima domanda: “Professione?”. E io, pensando che tanto non ci avrebbe mai creduto: “Ornitologo”».

Mesi dopo, una volta chiusa la lite familiare con una transazione, raccontai la cosa all’avvocato dei fratelli, mio amico. Lui rise di gusto e poi mi confessò che era stata una delle prime cose che i suoi clienti gli avevano detto la prima volta che si erano incontrati:

«Guardi avvocato, guardi: nei rogiti c’è scritto che nostro fratello fa di professione l’ornitologo. Ma lui non ha mai studiato i volatili, non ha mai studiato nulla in vita sua. Chissà cosa c’è sotto, chissà cosa diavolo sta architettando ai nostri danni».

Esito: -

Classificazione:

Il Settimanale, Open

Avvocato in Modena. Professore ordinario di diritto privato.

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